Al termine di ciò che accadde nella stanza del letto del baldacchino bianco AWoman ed AMan si fecero qualche scampolo di decompressione.
Ormai usciti e nell'area pubblica del privé, seduti a discorrere, a confidarci le nostre sensazioni di complici, doop un po' avevamo scorso passare Toy &Titti e li avevamo ringraziati. C'era stato un breve momento di imbarazzo quando si è passato, durante la presentazione, dai nick ai nomi. Mah, continuare a spacciarci per AWoman, AMan? anche nel mondo reale? richiederebbe un'attitudine alla doppia personalità della quale siamo completamente sprovveduti e quindi ciao bao noi siamo [...] e [...]. blablabla sorrisi e pensieri. Ti rendi conto che sei con persone, con esseri umani. La circospezione? vada a quel paese... Anche con loro un breve scambio di opinioni, di saluti, un arrivederci. Allentata proprio la tensione!
La tensione è stata forse la sensazione dominante nel corso della serata all'Arena: intendiamo, anche nel bene. Abbiamo usato il termine "rodeo" ed è vero: il vortice di emozioni è stato indescrivibile e speriamo duri ancora molte volte.
Avevamo capito che la vita, dopo una certa ora, era nei vari luoghi privati all'interno del privé. E la nostra curiosità rimaneva alta. In pista non c'era quasi più nessuno, qualche coppia che transitava nel corridoio centrale, per uscire o per andare in altri posti.
E quasi di fronte a noi due pesanti cortine celavano l'incognito dell'ultima stanza, quella, l'unica che non avevamo ancora visitato. La curiosità era molta. Inoltre già si era sviluppata quel'embrione di intimità e di unità incredibile: avevamo due corpi due menti ma uno stesso andamento, una stessa dinamica emotiva. Bastarono uno sguardo e poche parole per alzarci, dirigerci alle cortine, spostarle, entrare.
Di nuovo l'immaginifica scoperta di un altro luogo.
L'impressione (a distanza di 21gg) la sensazione principale di quel luogo centrale, il ricordo che porta ancora la fu la musica.
Durante tutta la nostra permanenza in quella stanza centrale la musica fu decadente, suadente, erotica, intrigante. Della lounge, qualche buddha bar? o qualcosa del genere, cantata in russo crediamo. Sei li e vivi, nei colori rossi scuri, i velluti damascati, corpi nudi nel lettone centrale, copie e donne e uomini disposti lungo i divani sul perimetro della stanza, quelle atmosfere di boudoir, il caldo dei respiri, l'odore di seme, i profumi di incenso. E quella musica: non era musica, era una pozione di note, divina nel ritmo, nella lirica, nella tessitura.
Mancava il fumo di sigaro, il profilo di San Giorgio oltre la finestra (nell'Arena non ci sono finestre), e saresti stato in un meraviglioso e dedadente bordello, con Tinto, a Venezia. Anzi, molto meglio, decisamente meglio. Quelle persone erano lì per puro piacere, non per motivi venali.
Avevamo trovato posto appena entrati, a destra (si intravedono i divani oltre la tenda di destra). La folla di donne e uomni, seduti, contorti, affogati in loro lungo sui tra i divani era eccitante, conturbante. Era la realtà fisica della lussuria. Raffinata, pacata, fatta di sospiri, di movimenti pacati.
Le due coppie ai nostri lati si stvano baciando voluttuosamente, intensamente. Tutte le forme di piacere agivano in quel luogo, come negli altri. Sul lettone in velluto rosso damasco rettangolare due donne si stavano consumando di baci, si leccavano seni e capezzoli, si digitavano piacere nei loro sessi. I due loro compagni, nudi anch'essi, contribuivano con attenzione, quasi fossero paggetti del rito del piacerecelebrato dalle due vestali.
I respiri delle due donne si stavanoi trasformando in lamenti, in gemiti col proseguire delle stimolazioni.
Inltre, ooooh, finalmente, per la prima volta, due maschi completamente ignudi, i bei glutei di quello che ci dava le spalle, il busto del secondo, quasi nascosto oltre le due donne attorcigliate.
AMan era completamente preso dalla curiosità, dallo stupore, dall'eccitazione di essere lì e di godere della vista del piacere altrui. E' una sensazione difficle da spiegarsi. Potremmo pensare allo stupore che i viaggiatori dell'Ottocento provavano arrivati in certer piazze, sotto le logge di città italiane, o in punti selvaggi, verdi e lussureggianti di valli degli Appennini. Un senso di stupore curioso ed eccitato.
AMan si sedette dietro di me e iniziò a parlarmi, sottovoce, interroto dai baci sul collo, dalle sue mani che mi accarezzavano i capelli, mi stringevano i seni oppure, una volta estratti di nuovo dal corsetto, ad accarezzarli, quasi una tortura quelle carezze che evitavano, non so se perfidia o tormento sessuale, i mie capezzoli eretti e induriti. Non potevo quasi credere alla mia eccitazione, sentirmi così amata e desiderata, ... bramata, da AMan e da altri uomini e donne che smontavano le mie resistenz morali, curva per curva, entravano nei miei occhi. Io, che mai avrei pensato di poter essere eccitata, umida in un luogo così. Si il mio sesso, sotto la gonna, se ne stava andando per i fatti suoi, ignorando completamente gli scrupoli, i ruderi fermi della moralità tradizionale.
Si, AWoman, sentivo il tepore del tuo corpo, delle tue spalle scoperte, il profumo lieve e mite di bergamotto e datteri che, fatuo, arrivava al mio cuore. E oltre la tua nuca, oltre il capo desideravo e accarezzavo, la mia vista distratta da quella polla di seta capelli scuri, scrutava, famelico, ogni particolare di quel girone di lussuriosi, come noi, che meravigliosamente, rendevano la nostra realtà, noi due, tu ed io, incommensurabilmente meglio d'ogni possibile e decadente esercizio di immaginazione.
I nostri respiri silenziosi, erano diventati più profondi e quasi unisoni.
Era un continuo valutare se cedere alla nostra curiosità novizia o se iniziare ad esercitare i nostri corpi.
L'eccitazione mentale era padrona e tiranna: la mia cappella si era un po' inumidita, di un sospetto di orgasmo. Solo un sospetto, perché tutta l'energia era sopra, a captare i segnali di piacere, il tuo profumo, i gemiti delle coppie, i movimenti barocchi delle due protagoniste al centro, i colori carichied oscuri, la musica carica come un dolce arabo, il tuo lasciarsi andare.
Ancora una volta avevo infilato le mie dita nervose e curiose, sotto la gonna, sopra il ventre morbido e delicato, sotto quel triangolo di pizzo rosarossoantici.
Eri bagnata. Incerto fino all'ultimo, scorrendo verso il basso quel poco muschio riccio e capriccio. Era asciutto ma poi, più sotto, si dischiude il caldo bagnato. 37 gradi_circa di piacere. Umido. Caldo e suadente come quella musica, come il profumo rosso cupo di respiri e damaschi.
Ci guardavano. Mi hai reclinato per qualche attimo in avanti, ti sei spostato, ti sei alzato e messo innanzi a me. Le tue mani, che amo meraviliose, mi hanno sollevata, spostata un poco indietro, verso lo schienale del divano. Poi con decisione mi hai quasi stretto la caviglia destra, m'hai divaricata, m'hai alzato lo stivale sul divano, infilzatone il tacco nel tessuto molle del divano. Quindi lo stivale sinistro.
Ecco, non credo quasi, ma il tuo capo, i tuoi capellli scuri sono sotto di me. Hai fatto quasi violenza a quei pochi centimetri di ricami e la tua lingua...
Respito a fondo, non posso credere al mio piacere ad essere qui, con te, aperta a te, amore mio, aperta a viste ingorde che non puoi osservare tu, ora.
Eri meravigliosa. la tua oscenità ora era celebrata in pubblico. Non so, AWoman, se oscena o divina. Eri una dea ai miei occhi.
Le due donne avevano compiuto il tragitto e le grida, forti questa volta, avevamo violato l'erotismo della musica per imporre quello del loro acme.
Si erano abbandonate, distese sul divano rosso rettangolare centrale; lentamente, i maschi, poi loro, uno ad uno, si erano spostati ai lati, vestiti, ed infine se ne erano andati.
Era diventato tardi e molte coppie erano uscite. Anche quell'uomo giovane colla sua compagna, a destra; erano stati carini e ci avevano salutato cun un "ciao ragazzi".
Sentivo solo il sapore acidulo del suo sesso. Era lei, il gusto di vulva, della mia donna, femmina, amata, complice, compagna. Solo quello nel mondo.
E sapevo che sarei dovuto arrivare ad un punto importante.
Feci quasi un po' di fatica, palmo della mano destra in alto, medio ed indice arcuati verso l'alto.
Ormai il concerto era tra esse ed il tuo punto centrale.
Sentivo tenderti e la tensione mi guidava al luogo giusto, tra la tua carne, i tuoi nervi e l'osso pubico. Tu sopra, vedevi il resto della sala. E gli altri corpi e gli altri sguardi su di te. E il mio capo muoversi in fondo al tuo ventre.
Ho fatto quasi fatica, le dita affaticate. Sentivo il tuo tendersi.
Non resisti, AWoman, quando sono li. Non puoi resistere.
Il luogo centrale del piacere, ha una G stampata a fuoco nella mia testa, nel mio cuore.
Eravamo rimasti solo noi, la tua cascata di piccoli baci sui mei occhi, sulla mia fronte.
Un uomo dello staff raccoglie le cortine con due cordoni. Un paio di sguardi a noi e sparisce.
2 commenti:
è forte il desiderio di fare. almeno quanto quello di farlo sapere.
ciao.
Bello. Bella coesione. A stento si capisce chi parla, se, aman o awoman, ed e' una gran bella cosa.... anzi stupenda se non unica...
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