sabato 17 ottobre 2015

Il doppio verbo - dieci anni dopo


Prima quattro anni. Poi dieci.
Il tempo fugge così orribilmente. Non so se... orribilmente. Il tempo fuggevole è il suggello di vita intensa, ricca. Forse non ha senso qualificare questo battito di ciglia.
Pensavo, l'altro giorno, che abitiamo ancora vicini e siamo diventati estranei, In effetti quell'aborto rescisse anche i legami futuri.
Eravamo sulle ali dell'innamoramento, due Icaro. Dopo dieci anni non è rimasto quasi nulla. Incredibile. Dal due che sono uno a così. Credevo che sarebbe stato un diario di un amore che avrebbe superato tutto. Beh, quando ci sei dentro ci sei dentro, non è una finzione.
Ci infiammava la nostra fantasia, la doppia penetrazione. Eravamo due ninfomani, A-Woman e io ci siamo stati veramente su ali divine per quel paio di anni.
Era perché avevamo ancora l'età per innamorarci?
Poi si sviluppò un doppio verbo, due linguaggi, due semantiche diverse, ovvero prendemmo atto di due vite che si rivelavano diverse, tanto la diversità mise insieme, tanto la diversità separò.
Rileggo, di tanto in tanto, alcune pagine e mi rendo conto che fu pazzesco nel bene, nel male, nella lussuria e nel dolore dell'incapacità di mancata metamorfosi, da innamorati ad amorati. Anche la sofferenza di non accettare i propri limiti.


("canaud", tinakazakhishvili)


domenica 12 luglio 2015

Quattro anni

  • E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo.
Ero andato sull'identità su yahoo.it per controllare la posta. Dopo quattro settimane ti disabilitano. Impostare una nuova parola chiave...
Uff. Questa non va bene perché non sicura, questa già usata. Ma ha un senso?
Ho rimosso l'identità su yahoo.it e su flickr. Sono passati quattro anni, direi che non hanno più senso.

L'altro giorno ti ho chiamato per farti gli auguri, in ritardo di qualche giorno, che quel giorno ero in un luogo in cui non potevo telefonarrti, non c'era copertura.
Mi raccontavi, emozionata, delle tue vacanze ad Ischia. Come facevi quando eri bambina.
In quella voce, ch'eri tornata bambina, mi ero reso conto del tempo che passa, dell'oblio del tempo.

martedì 17 marzo 2015

Passerà il tempo

Un lettore mi ha scritto privatamente qualche giorno fa riportando parti di testi e citando altre persone della diariosfera in un principio di robusta polemica. Una tentativo di anamnesi per pezzi di testi, di messaggi, di citazioni di nomi. Indietro, nel tempo, fino a splinder. Centinaia di persone, eventi, pagine, altri diari. Un gozzo in mezzo al mare.
Anche stamani mi è giunto un eco, una sbiadita onda sonora di ritorno dai tempi in cui questo diario diffondeva la nostra energia amorosa. Questa volta una lettrice, ora riapparsa con la sua (per me nuova) creatura.

Osservo la mia memoria, che si direbbe scarsa. Essa ha completamente o quasi completamente eliminato una parte rilevante delle tracce relazionali del passato (sorrido, mi viene in mente l'arte relazionale), anche se furono assidue o intense.
La tecnologia non serve. Anzi... La messaggeria di splinder non c'è più, non ci sono più quei diari. La carta e l'inchiostro sono persistenti, non sono elettroni estemporanei, volubili.

L'oblio, alla fine, rende leggeri, ti lascia poco spazio per perderti, per crogiolarti nel passato.
Una buona memoria antinostalgica. Ma non è vero. Recuperando alcuni commenti, in questa tentativo di restauro di un mosaico che fu tanto bello quanto ora disassemblato, scombinato, leggevo pagine o pezzi di pagine di questa che fu rivivere e ora velleità contro il tempo.
E una nebbia di malinconia arriva, t'avvolge.
Passerà il tempo e questo amore che fu, una donna e un uomo suoi anima e corpo, spariranno nel tutto del tempo.


("librosabio", florgarduño)