venerdì 21 novembre 2008

Something not so good

Ho impiegato tre mesi a leggere La vita sessuale di catherine m.
Un po' gli impegni, un po' l'essere lontano dalle tematiche, un po' che ... mah. Stamane sono riuscito a finirlo.
La critica d'arte francese nella sua biografia erotica, lascia un misto di sapori indecifrabile, in bocca. Pigliate trenette al pesto, un po' di marmellata di pesche, un spicchio di aglio vecchio, una crosta morbida di taleggio, una bigbabol e un po' di cimice fresca tritata, tagliare a dadolata  e poi... buon lavoro alle vostre papille degustative.
In due parole: come vivere il sesso in tale assoluta libertà da renderlo un'attività come viaggiare in autobus. Sei lì, pensi ad una cosa, dici buongiorno alla pensionata che incontri sempre dal fornaio, le cuffiette suonano i Chemical Brothers, tutto insieme, riesci pure a stirarti e osservare il tipo strano in moto. Mi ricorda alcune scene de Le buttane di Aurelio Grimaldi, con puttane sicane che assorbivano qualche secondo di colpi molesti e frettolosi, si facevano le unghie emettendo audio porno per qualche secondo.
Talmente disinibita, a volte talmente distaccata che descrive il sesso amorale, veramente amorale, non penso di aver mai letto alcunché descriva meglio e più efficacemente il sesso per il sesso, scevro da sensi di colpa ma anche  da passione, coinvolgimento, pathos, trasporto, emozioni.

A volte penso che le parole di Massimo Fini, "L'amore solare, libero, hippyesco, alla Zabriskie Point, soprattutto se consumato in gruppo e all'aperto, come se si trattasse di un picnic, è, diciamo la verità, di una noia mortale. Scopare ha perso ogni attrattiva, se mai l'ha avuta, da quando da proibito è diventato obbligatorio" potrebbero avere qualche fondamento di verità , almeno in alcuni casi e descrivere meglio di altro il pathos caldo come l'acqua della fontanella che caratterizza vissuto e relativi racconti della meccanicità estrema della vita sessuale di Catherine Millet.

Essì che in alcuni punti, l'iperrealismo dell'autrice è sommo, come nelle pagine in un capitoletto intitolato Malattia e Sporcizia (p. 130 - 140) in cui descrive l'apoteosi del non-spazio, del disordine superlativo di una appartamento di un intellettuale parigino, topaia zeppa dei più disparati oggetti lerci, disgustoso nei resti organici secchi o putrefatti rimasti, con submodalità tanto sharp, precise - quasi senti il tanfo mentre leggi - quanto efficaci, del sesso con un essere maschio ributtevole, con denti gialli marci che non compiva mai l'atto di agio e civiltà del lavarsi i denti.
Eccelso, perfettamente bello, praticamente freddo.



La vita sessuale di catherine m.
Catherine Millet
Oscar Mondadori

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