Eravamo seduti in treno. Gli ho detto "sono distrutta, oggi". Mi ha guardata poi ci siamo messi a ridere. Come dottore non vali un cazzo.
Ecco l'intesa, l'unione magica. il martedì dopo un lunedì, uno dei nostri scampoli di tempo speciale e raro.
Era seduta sul bidet, un po' stravolta, e UnUomo, pazzo di lei, che le dava baci teneri giù per la schiena ed il fondo schiena. Ridevamo, ancora ebbri di quella ubriacatra di noi.
Gli ultimi tizzoni si stavano spegnendo nel caminetto, pira bruciata nel tempo precipitevole senza che ce ne accorgessimo. Era stato voluttuoso, come un banchetto dopo ore di fame vorace. Ora ti inculo, come nel film che abbiamo visto giovedì. A bordo letto, si è seduta sul fallo, dandogli la schiena. Abbassando il bacino, attimo dopo attimo, come a ubriacarsi, calice di piacere dopo calice. C'era voluto del tempo. Sdraiata, schiena sul torso dell'orsone, poi le sua mani sui seni sui capezzoli impazziti, le dita a frugare nelle piccole labbra liquide e rimaste a bocca vuota.
Poi i baci, erano teneri e di burro quei baci, piccoli e un po' difficoltosi, i movimenti tanto più struggenti e laidi quanto più difficoltosi. Era complicato persino darsi quei baci piccoli, dietro i lobi, sulle guance, perché lui non riusciva ad arrivare più in alto. Alzarsi, e lo hanno fatto, significava infilzare di più il cazzo nel suo culo, altri millimetri dei pochi rimasti, cambiare la geometria, la trigonomertia dei corpi e dei loro angoli, strapparle dei gemiti, distrarsi dai baci.
Poi prese il ciccio, i cuori che sferragliavano, fuori giri emotivi, pistoni del sangue che grippavano, a quello strizzare.
E' grosso, disse.
E spingeva, inseriva nelle piccole labbra aperte come il cuore di un'ostrica liquida desiderosa solo di essere violata, riempita, quel simulacro di cazzo. Sentiva le parole di lui, ora apri le gambe e pensa, quando sarai qui, io a stringerti i seni, a darti i baci sulla nuca, e lui che prenderà la sua cappella grossa e si spingerà dentro di te, bacaindoti il collo. Lo sentirò da dietro, come il tuo cuore imbizzarrirsi, non volere la doma del piacere. Apri le gambe. Come in quel film. Ti ricordi? Li accolse entrambe, vedevamo le sue gambe colle calze nere e le scarpe lucide muoversi senza una logica, sgambettio convulso di un doppio piacere quasi insopportabile. Ecco, sarai così, ambita e bramata da due maschi, fino a che condurrai il ritmo. Tu. sulla mia schiena, inculata su di me, a prenderlo.
AMan, mi fai perdere il controllo.
4 commenti:
Lei sente, lui guarda.
;-)
S.
Accipicchia, quanta passionalità...........;)))
Leggervi e fare sparire la poca voglia di lavorare che ho è tutt'uno! Grazie di esistere!
x utente anomimo (S.):
Acuta osservazione. In effetti pare proprio raffigurare le... attitudini erotiche dei deu generi
x santamargherita:
zio bo'! :)
x alberto1808:
Dopo giornate così è difficile perfino per noi lavorare. Hai la testa per aria. Cammni 175 cm sopra il pavimento... :)
Posta un commento