Lo spettacolo dei rotoli di nebbia che si rincorrevano sul lago di Mezzo e l'atmosfera di struggente bellezza invernale, con il castello di San Giorgio in fondo rientra tra l'estetica più bella di questa stagione. Si è accompagnata con un senso di sottile decadenza di alcuni angoli di quella città.
Sì, entrare nella Mantua ti permette di capire i livelli di perfezione e di armonia che abbiamo ereditato dal passato (il contrasto col merdame edilizio tumorale attuale è sconfortante).
La squaw ha sofferto per il freddo (la tontolona avrebbe potuto coprirsi meglio) e l'orsone le ha passato uno dei suoi strati, il pile rosso fine che è riuscita ad infilare sotto il capottino stiloso ma anche strettoso. Ci siamo rifocillati con culatello e mostarda, tortelli di zucca e riso alla pilota in una trattoria puccipucci in piazza delle Erbe. Col caldo è rinata. Ce la siamo chiaccherata parecchio con una coppia di ragazzi, lui francece e lui del Verbano, vivono insieme a Milano, ci siamo messi a spettegolare delle cose della vita dell'estetica, del cibo, del viaggiare lento, del tempo.
Mi sento invecchiata.
L'orso l'ha guardata con il cuore e con l'anima. Qualche ruga e la minor resistenza. Sono i segni del tempo.
Così quella ammissione, in un momento di energia bassa ha ottenuto gli stessi effetti di scaldare un panetto di burro a bagno maria.
Così la nostra scarsa condizione fisica (anche l'orso con una gamba con una distorsione recente che rompe ancora) ci ha fatto sentire il tempo che fugge.
