Ecco, di nuovo senza che io me lo sia detto una mattina facendo un voto, senza che io ci sia arrivato attraverso constatazioni altrui, io ho sempre provato una ripulsione per il potere. Forse, nel fondo sono un anarchico, ma a me vedere un ministro, un generale, tutti colla loro aria tronfia, colla loro pillola da rivendertti, mi ha fatto sempre ribrezzo. Il mio istinto è sempre stato di starne lontano.
Tiziano Terzani
La fine è il mio inizio
Longanesi
p.213
Nella nostra convalescenza siamo un po' distaccati da tutto. Diario compreso. Abbiamo riportato una frazione minima degli eventi, le nostra cognizione di essi, il frullare spesso tempestoso di pensieri ed emozioni. Diario dell'apoteosi e del dramma, d'amore e di morte, dell'eros semplice e di quello straordinario.
Dopo aver toccato tutti i limiti, in primis la nostra mediocrità rispetto alla vita e alla famiglia, quella nuova, dopo aver fatto coscienza di questo amore che si è avvitato nelle sue volute, che si è dimostrato, ora, sterile, il distacco ha riguardato anche la nostra memoria.
In questi giorni stiamo leggendo molto, entrambi. Il cammino di Santiago, di Coelho, Tantra per due degli Zadra, A-Woman; un libro sui supercibi di Pratt e Matthews, Storie del bosco antico, di Corona, quando ci addormentiamo, il capo di A-Woman sul busto di AMan, sì, le legge una storia del bosco, regressione intima, egli babbo e lei bambina.
E pure La fine è il mio inizio, di Terzani, AMan: uno dei capitoli preferiti del libro postumo è quello sul potere. L'intolleranza per il potere, l'allergia per i salamelecchi ossequiosi, per il vendersi, per essere compagni di tavola, dove il potere luculliano diventa un'orgia al contrario, ingrassa, rende obesi e informi i compagni di merende. Siamo semplici, ursini, intolleranti al potere. Ecco una cosa che accomuna UnaDonna, UnUomo.
Nel mondo virtuale fasullo si rappresenta anche l'arena del potere, bulimie sociali, piccoli palcoscenici di quanto succede nella vita reale.
Chi siamo, qui dentro? Tutti e nessuno. Una finzione? uno scrittore fallito? Leggiamo sfilze di commenti fuori luogo, che fanno congetture strampalate, che dimostrano letture rapide e considerazioni irreali del tutto soggettive, viaggi personali, diissertazioni scaricate, come sporte dell'Esselunga di pattume abbandonate su un prato, in pineta, oltre la roccia o la duna, bottiglie vuote del Vernel e di ipoclorito di sodio, ormai sbiadite, ciabatte spaiate di plastica, ai margini dell'asfalto, lungo il cammino.
Alcuni commenti che vorrebbero insultare, esibire, influenzare, forse, non fanno altro che confermare il nostro disprezzo per la crassa pochezza esibita senza alcun senso, senza alcuna funzione. Una specie di manifesto al contario, anti-Bauhaus: forma e contenuti avulsi da qualsiasi funzione.
Questo è stato un luogo dove si è celebrato l'esibizionismo come prima forma del sesso di gruppo, due tre ed oltre. Aveva uno spirito, una meta, un passo nel cammino.
Qui c'è l'esibizionismo borgataro della monnezza sparsa.
Questo è il mondo, se vi pare o se vi piace.
Perché non scrivete? perché non un libro? e i contatti con un paio di editori?
Cui prodest?
Rimaniamo due e nessuno, anarchici disillusi. Cimporta 'nasega del libro, della notorietà virtuale, cimporta 'nasega.
Due e nessuno. Nessun potere.
Rimarremo liberi di scrivere un diario, quando sarà il tempo, come ci pare e ci piace.
E di incontrare qualche anima in carne, persone col corpo, di tanto in tanto. Il mondo è virtuale, questo. Ma poi ci mani e braccia calde di calli e lavoro e muscoli, i cuori irrequieti, l'estro, spesso sofferto, di persone che vivono con arte, gli occhi di luce e vita, che ti guardano, dentro, quando finalmente dai il verbo e labbra che si muovono a pensieri ed emozioni.
Anarchici ed ursini.
Certi commenti hanno lo scopo di farci sorridere, cinici e superbi. Forse anche quello di aumentare il numero di visite e di commenti per post e settimanali.
Cui prodest?
Cimporta 'nasega.
(*riccio )